martedì 28 aprile 2015

Burano

Ciao a tutti,
oggi vi voglio condurre in un itinerario che mi sta molto a cuore nella Laguna di Venezia e precisamente ci recheremo all'isola di Burano.
La pittoresca isola sembra nata per capriccio di un bambino, anzi di tanti bambini che hanno dipinto, ognuno del suo colore preferito, la loro casetta.
 In realtà i forti, brillanti e originali colori, secondo la tradizione, erano stati adottati perché i pescatori durante l'inverno, nelle giornate di nebbia fitta, che non manca da queste parti, potessero più facilmente ritrovare la propria casa.
Burano, la patria del prezioso merletto e delle dolci "Esse buranee" mi suggerisce un itinerario che vi voglio proporre, un altro itinerario delle idee che prendono forma.
  Esse tra fimo e fantasia ricercano elementi caratteristici nella tradizione locale per poter colpire l'immaginario e i sensi in una nuova veste e in una nuova pasta. 
Ma, senza propormi come guida turistica, mi piacerebbe semplicemente condurvi lungo un percorso che ci renda possibile scoprire il gusto e le tradizioni addentrandoci tra le calli e i canali dove i colori si stemperano in mille sfumature che ricordano le mescolanze ottenibili con le paste sintetiche.
 Proveremo ad aggirarci tra negozietti di souvenirs, di squisiti dolcetti e di pregiati merletti, soffermandoci nei banchetti dove si vorrebbe trovare ciò che è strettamente legato alla tradizione isolana; magari scoprire la ricetta delle Esse da portare sempre con sé e conoscere l'origine di quel merletto che continua a incantare e ad essere attuale e inimitabile.

Il merletto piace sempre per la suggestione che dà, persino nella sua versione cartacea che, pur lontanissima dal rinomato merletto di Burano, ci dona un piccolo segno di eleganza, tanta freschezza e anche un po' di romanticismo.
Proprio quel romanticismo di cui parla Sarah Balivo nel suo blog da cui mi sono fatta conquistare

http://www.sarahbalivo.com/colazione-romantica-sottotorta-diy-2biscottinelte/ .

https://www.facebook.com/2biscottinelte/photos/pcb.1578074639121056/1578073745787812/?type=1





Il merletto, simbolo e custode delle tradizioni, ci regala il tempo, non inteso come passato, ma come tempo che si dilata in un presente carico di significato, ci rilassa e ci dona piacere e romanticismo.

Così ho fatto io, cercando di ricreare l'atmosfera fuori del tempo dell'isola di Burano, perché la mia colazione durasse nel tempo.
Seguite anche voi i consigli di Sarah per realizzare una colazione romantica DIY .
 Ho scelto, per seguire la sua proposta, delle tazzine "Arlecchino" di nome ma inglesi di fatto e di fine porcellana, anni 50, e le ho posate su centrini sottotorte dall'orlo traforato.

Nei piattini le vere Esse.

L'effetto mi sembra evidente: ho ricreato quell'atmosfera fuori del tempo dell'isola di Burano, perché la mia colazione abbia un senso e un profumo diverso.





Da qui nasce l'idea perché i gusti e i sapori, la delicatezza dei tessuti e le trame intricate durino un tempo più lungo e ci accompagnino nella vita di tutti i giorni come dolci e intricati accessori in Fimo, che forse sarebbe bello ritrovare nei banchetti.

Come la fotografia fissa un momento, così il fimo, nelle mie mani, fissa la tradizione.





Il giallo delle Esse e delle pareti
 

L'originalità la si può trovare, secondo me, anche valorizzando la tradizione, riscoprendola attraverso nuove associazioni.

Cerco proprio nella tradizione spunti per lo sviluppo della creatività e vorrei esprimere il gusto della riscoperta in chiave moderna e originale per i materiali impiegati.

La mia ricetta creativa fa diventare le Esse biscotto, delizie per il palato, dei charms per collane e orecchini, non più fragranti, ma capaci di trattenere per sempre il ricordo della forma, del sapore e del colore tradizionali.



Paste polimeriche Gold e Lemon



Prova colore







L'effetto biscotto

esse in Fimo charms

Dialogo tra Esse di natura diversa
Fimo Bijoux

Ed ecco i miei charms per bijoux di "buon gusto", quel gusto che, indiscutibilmente unico, viene sprigionato dal biscottino locale protetto da una ricetta segreta.

  Il merletto veste la moda, seguendo le tendenze shabby chic dell' home decor.




Ho cercato di traferire nel fimo l'ordito del merletto realizzando bianchi orecchini,
in modo che  negli occhi rimanga la traccia di quella sua trama.
orecchini cuore di merletto in fimo



A Burano non c'è traccia ancora di quanto piacerebbe a me, e probabilmente anche ad altri,
 ma chissà che il mio suggerimento trovi un qualche consenso.
Voi che mi avete seguito, certamente vi allontanerete da Burano simpaticamente accompagnati dalle immagini di alcune delle mie idee che hanno preso forma.




sabato 25 aprile 2015

NEXT STOP




Come promesso,
sulla parete della mia stanza, ha trovato uno spazio,
circondato e protetto da una cornice in fimo che ne riprende i colori e le forme,

un piccolo disegno dai semplici ma efficaci tratti a pennarello di vario colore,

 segnati su un cartoncino 15X20 cm.

E’ un paesaggio veneziano credo: un faro, gli scogli,  il sole che si riflette nella laguna;
 un’isola;
 pochi neri tratti danno forma a delle barche;
 è mattina e l’effetto della passione per la pittura, ottenuta da quegli elementari strumenti, riesce a ricreare l’atmosfera sognante che si respira e l'aria che sa di salsedine.
E proprio una mattina a Venezia, a bordo di un vaporetto Linea 1, all’altezza di SAN ZACCARIA, in quelle acque che continuano a ispirare, osservo fuori dal finestrino e mi perdo intenzionalmente nel movimento delle onde provocate dal traffico acqueo.
 Piccole onde verdi e azzurre che non sanno dove andare.
 Hanno fretta, sono agitate e si scontrano sormontandosi le une con le altre.
Mentre navigo nei miei pensieri, si siede nel posto libero che c’è di fianco a me un anziano signore.
 Il vaporetto si dirige verso la fermata successiva:  ARSENALE.
 I turisti scenderanno tutti. Ora il riflesso del sole nella laguna quasi acceca.
Un bambino piccolo, seduto davanti a me vicino alla sua mamma, guarda fuori e lo sento dire: "Guarda mamma, l’acqua brilla!". Mi lascio cullare da queste parole.
L’anziano signore seduto alla mia sinistra mi urta il braccio con il suo gomito nell’intento di sistemare la sua valigetta.
 
Allora mi giro per guardarlo.
 
 Mi sorride.
 
 Mi colpisce.
 
 Ha i capelli grigi, praticamente bianchi e in po’ incolti, pallido, ma nei suoi occhi ben si riflette lo sfarfallio delle luci riflesse dalla superficie delle onde.
 Indossa una camicia bianca a mezze maniche, un paio di pantaloni grigi ormai larghi, trattenuti in vita da una consunta ma dignitosa cintura di pelle marrone.
E’ incurvato con la testa quasi dentro alla sua valigia. "Cosa cerca?" – mi chiedo.
 
 Riprendo a osservare fuori dal finestrino.
 
 Il bambino davanti a me si diverte a urlare ogni volta che vede una gondola e chiama oche i gabbiani che si posano sull’acqua.
Mentre il flusso dei miei pensieri segue il ritmo incalzante e apparentemente casuale delle onde,
 vengo di nuovo attirata dall’anziano signore che ha le mani sporche di nero.
 Mentre lo osservo , lui tira fuori dalla sua valigetta di pelle consunta come la sua cintura, una cartellina di cartone nero un po’ sgualcita, tenuta insieme per la sua funzione da un elastico.
 I miei occhi cercano di entrare nella cartellina. "Cosa ci sarà dentro?"- mi domando.
"E’ di Venezia?"- mi chiede l’anziano signore.
 E mi apre davanti agli occhi la sua cartellina.
NEXT STOP _GIARDINI. "Belli!"- rispondo io stupita nel vedere all’interno una serie di schizzi e disegni a pennarelli colorati.
"Sa,"- mi dice lui – "io amo Venezia e il suo Lido e amo dipingere e appena posso esco di casa , mi trovo un posticino che mi piace e dipingo".
 
 "Bello! Anche a me piace osservare e dipingere. A volte, se ho tempo, faccio con gli acquerelli qualcosa che spesso traduco in fimo ."- aggiungo io.
Mentre scambiamo qualche frase, penso a quanto deve essere importante per lui la sua passione e a quanto essa gli renda ricco e variopinto il suo panorama interiore.
NEXT STOP_SANT' ELENA. "Prenda, questo…. glielo voglio regalare!" - mi dice lui sporgendomi un cartoncino dipinto.
"Davvero?"- rispondo io – "Ma grazie , è sicuro?"
"Sì, lo tenga. Per me la pittura è la vita, e quando l’ho vista……. ho capito che poteva capirmi.
 Non mi sbaglio mai".
 Mi mette tra le mani il piccolo disegno a pennarello.
 
 Raffigura un faro circondato dagli scogli di una diga.
 
 Che sia uno dei fari delle dighe del Lido? Che ricordi un faro di luoghi lontani, ma cari al suo cuore?
 
 Non so.
 
E’ bello.
 Chissà cosa avrebbe potuto realizzare quest’uomo se la sua storia di vita fosse stata diversa….
 
 

Cornice in Fimo con il faro

Cornice Faro decorata in Fimo ispirata a quel dono speciale
by Alberta Bijoux




"Ahia!!!!!Mamma" – piange il bambino che nel frattempo è scivolato giù dal sedile.
 
 
Resto senza parole per l’importante e intimo dono ricevuto..
 
 
"Troverai, vero, un posto dove appenderlo nella tua casa?"- mi dice con un po’ di ansietà.
 
"Certamente"- rispondo io.
NEXT STOP _ LIDO DI VENEZIA. L’anziano signore velocemente richiude la valigia e, mettendo sotto braccio la sua cartellina di sogni e colori, si prepara in fretta per scendere.
Forse abita al Lido; o forse scende di fretta perchè è stato colpito da uno scorcio da ritrarre; forse deve incontrarsi con qualcuno….
Mentre mi domando queste cose , l’anziano signore ormai è sceso.
Io rimango immobile, sopresa,con in mano il suo ricordo.
 
 E mentre al capolinea tutti scendono io  mi trovo a sorridere.
Le onde, che prima osservavo chiare e luminose rincorrersi fra loro scintillanti di sole, sono ora più calde, colorate dai raggi del sole di mezzogiorno, proprio come quelle, indaco, acquamarina, verdi e blu cobalto, dentro al disegno che mi era stato donato.
In basso solo una sigla.....
Non ho fatto neanche in tempo a chiedere a quell’uomo come si chiamava…….
 
 
 

#25 APRILE 2015

Oggi è il 25 Aprile 2015.
 
A Venezia si festeggia con l'usanza di portare all'amata una rosa rossa detta "bocolo".
 
Diciamo che questa volta il mio Conte di Fornombrosa, sempre all'avanguardia,
è riuscito davvero a stupirmi e a sorprendermi,
 facendomi recapitare un intero mazzo di "bocoli"
con dedica..........
 
 
 
.......ma il tutto..... via Whatsapp!!!!
 
 Vedi come i mariti si evolvono!!
 
:-))))))))))))))))))
:-))))))))))))))))))
;-)))))))))))))))))
 
La tecnologia può entrare nella nostra vita e cambiarla. La trasmissione immediata di contenuti non è sempre arida ma può trasformarsi in terreno fertile per le nostre idee.
 
 
 
 Anch'io stasera accoglierò il Conte con delle rose rosse.
 
 Con delle rose rosse la cui materia plastica, liberata dall'effimerità della materia naturale,
  rendendo tangibile il messaggio virtuale,
permetterà loro di non sfiorire mai.
 
orecchini rose rosse in fimo
 
Orecchini asimmetrici in Fimo by Alberta Bijoux
 
 

 

braccialetto rose rosse in fimo
 
Bracciale Rose Rosse in Fimo by Alberta Bijoux
 
 
 
L'immagine inviata con Whatsapp e le rose in fimo si caricano di una connotazione emotiva e senza limite di tempo.
 
 Il Conte ed io, in questo giorno particolare,
 della festa del "bocolo"e del Santo Patrono dei Veneziani,
abbiamo  usato i nostri mezzi perché queste nostre rose rosse sempre fiorite rappresentino anche il segno della Liberazione per tutti noi Italiani;
noi che siamo ormai così distanti temporalmente ed emotivamente da quei fondamentali momenti storici, possiamo comunque percepire che la Liberazione fa parte di noi,
che la portiamo addosso tutti i giorni,
e che sarà sempre attuale, come una rosa che non passa mai di moda.
 



dettaglio orecchini rose rosse in fimo

orecchini rose rosse in fimo


E così ognuno di noi due, a suo modo, contribuisce a far sì che il ricordo di questa giornata
non sfiorisca mai.


 
orecchini rose rosse fimo
 
 


giovedì 23 aprile 2015

BENVENUTI NEL PAESE DEI MIRTILLI





Io adoro i frutti di bosco,
 specialmente i mirtilli con la panna e,
 mentre modello e riscaldo l'elastica pasta polimerica blu-violacea tra le mani
per darle la forma sferica del mirtillo,
 

mi immagino, divertita, di avere a che fare con Violetta Beauregarde che, ne "La fabbrica di cioccolato", uno dei romanzi di R. Dahl,  dopo aver masticato una gomma che conteneva tutto un pasto completo, compresa un'intera torta di mirtilli, si ritrova, come effetto collaterale, tutta viola gonfia, elastica e rotonda come un mirtillo,
Impasto e reimpasto i miei mirtilli di gomma come fossero Violetta.




E così i colori della realtà trapassano in quelli della fantasia........

....non c'è confine tra Fimo e Food!!!

Quando le creazioni in pasta sintetica sono ispirate dal cibo, dalla passione per il cibo e per l'arte, esse prendono forma per la gioia dei nostri occhi.
 
Con l'acquolina in bocca riguardo il mio cofanetto stra-affogato nella panna montata siliconica e mirtilli in fimo e lo gusto con gli occhi. E il bello è che non ingrassa....neppure a guardarlo!






 


 
 Come ciliegina sulla torta, inserisco nella panna montata un cucchiaino che, come il ponte a cucchiaio con la ciliegia di Oldenburg univa le due sponde , unisce l' oggetto del quotidiano alla mia fantasia.
  

 
Alberta Bijoux, Il Ponte cucchiaio con mirtillo si collega ai miei ricordi

Sono le cose più semplici della vita, i ricordi, le emozioni, gli affetti,  i semplici gesti di tutti i giorni, gli abbracci, i piaceri della vita,............ come immergere goduriosamente un cucchiaino in una montagna di mirtilli con la panna, a darmi degli spunti e delle idee da elaborare con il fimo.
 
Come immergere un cucchiaio in una ricca coppa ai mirtilli,
  
cofanetto con mirtilli in fimo
 Scrigno ai mirtilli con panna by Alberta Bijoux 
 
magari proprio ad Avasinis in provincia di Udine, alla ricerca, come D'Annunzio,
di quel delicato e succoso frutto, scrigno dell'elisir di giovinezza.
Il poeta, così sensibile alla bellezza, non mancava di far mangiare i deliziosi mirtilli anche alla propria moglie perché potesse conservare il suo aspetto giovanile.
La faccenda mi incuriosisce.....

 
Che dite, proviamo???

 
Il cofanetto al mirtillo diventerà lo scrigno prezioso di questo segreto insieme ai nostri più cari ricordi.
 
Perché, forse, l'elisir di giovinezza consiste nel coltivare e custodire le proprie cose più care.
 

mercoledì 22 aprile 2015

Una blogger in carriera - Fimo Life

 
Buongiorno a tutti,
 
per festeggiare il primo mese di blog, il successo inaspettato che ci avete regalato con le 1000
 
visualizzazioni raggiunte in così poco tempo,
 
oggi ho il piacere di presentarvi in anteprima una mia nuova collaboratrice:
 
il suo nome d'arte è Cika ed è molto giovane, dolce, frizzante.
 
E' piena di iniziativa, di idee e di buona volontà.
 
Segni particolari: se vede una tastiera non resiste e deve subito metterci le zampe.
 
Ecco uno stralcio dell'intervista che ci ha rilasciato oggi....
 
 
 
 
Alberta Bijoux: "Ciao Cika, quali sono le tue idee, il tuo contributo e l'impronta che vorresti dare a questo blog?"
 
Cika:"....diciamo che senz'altro io vorrei darci un'impronta leggermente più...........canina.
 

 
Alberta Bijoux:" Per esempio? Cosa intendi dire?"

Cika:" Beh, per esempio.......oggi vorrei parlare dei BauBau Earrings in fimo...."

Alberta Bijoux: " Ci puoi spiegare meglio e magari svelare qualche dettaglio?

Cika: " Certamente.....Oggi per esempio ho conosciuto Nina, una maltesina molto simpatica. Pensa che gioia per la sua padrona poter indossare un paio di orecchini con il buffo musetto della sua adorata pelosetta!".

Alberta Bijoux:" Geniale Cika, sono proprio contenta di averti nel mio staff!"


  
BauBau Earrings by Alberta Bijoux


martedì 21 aprile 2015

MARGHERITA

 
 

 

Margherita era un’anziana signora che tutti i santi giorni si recava in chiesa. Portava sempre un impermeabile annodato in vita con una cintura; era magra, lo si intuiva. Quello che colpiva oltre al suo abbigliamento impeccabile, sempre curato come i capelli, era la sua voce. Ho ancora nelle orecchie il suo bisbiglio: una sorta di sibilo prolungato, un sussurro a volte quasi incomprensibile. Non era sempre così facile capire quello che diceva. Cominciava a raccontare di quando andava a lavorare, da giovane; ma che lavoro abbia fatto non l’ho mai capito. Poi di sua madre e di S. Antonio che la mattina prima le aveva nascosto la cintura e che poi miracolosamente gliela aveva fatta ritrovare riposta nel cassetto del suo vecchio comò.

Un giorno entrò in chiesa al Santissimo Redentore, a Venezia, e notai subito nei suoi occhi una luce particolare che li animava. Voleva a tutti i costi parlare con qualcuno, quindi, come al solito, si avvicinò a me, che a suo tempo lavoravo in quella chiesa per http://www.chorusvenezia.org/, e cominciò sottovoce. "Signorina, signorina, mi deve scusare" – era solita scusarsi sempre prima di iniziare – "Parlo con lei perché dalla faccia sento che di lei mi posso fidare. Signorina, ho una cosa qui nella mano che mi dà tanta gioia e un grande senso di pace".

Istintivamente il mio sguardo si abbassò per guardare le sue mani ossute ma quel che notai era solo che stringeva la mano destra a pugno e che la sinistra le era posata dolcemente sopra. Le feci un sorriso anche perché non avrei saputo cosa dirle.

 
" Qui, qui nella mia mano!" – continuò lei – "Il Signore è stato troppo buono con me!". Delicatamente aprì la mano tenendo il palmo rivolto verso l’alto. "Ecco, non vede?". Le sorrisi un’altra volta ma nella mano non potevo vedere niente se non le sue dita avvolte da una pelle ormai rugosa e cadente per l’età. Lei incredula mi guardava e continuava a mostrarmi la sua mano. Non potevo non notare niente secondo lei. "Qui, proprio qui"- e mi indicò l’indice della sua mano destra – "Qui è spuntata una croce!".

 
Dopo qualche secondo di silenzio riprese "Un regalo troppo grande per me! Perché proprio a me? Grazie Signore!" – esclamò guardando il crocefisso vicino all’inginocchiatoio.

Mi avvicinai di più e vidi nella falange del suo indice due rughe, due pieghe della pelle, incrociarsi tra loro a formare il segno di una croce.

"Hai visto?"- mi domandò con voce leggera e quasi infantile. "Sono davvero fortunata. Il Signore è con me."

"Certo" – risposi io. Non si poteva rovinare quell’incanto. Erano due semplici rughe che per caso, tra tante, si erano incontrate proprio in quel punto e lei ci aveva voluto vedere una croce. Ma lei era felice e non le avrei mai tolto quella gioia.

"Certo, è una grande cosa" – le risposi con sguardo comprensivo.
 
 
Avevo capito.

 
 
Margherita (lei teneva molto al suo bel nome) a quel punto strinse la mano in un pugno –"Ho paura che prenda freddo"- mi confessò. "Devo proteggere questa croce. Questo è il mio compito. Pensa che quando esco di casa la mattina per venire qui tengo la mano nella tasca, al calduccio, per paura che la croce possa prendere freddo…..ma ogni tanto la tiro fuori per controllare se c’è ancora. E lei c’è!".
 
 
 
 
Ho sentito il bisogno di fissare quell'emozione, non solo con le parole di questo racconto, ma prima in un disegno....

 
 
 
poi nella materia che riesce ad assorbire i miei sentimenti, il fimo.
 
Ho voluto dare forma a una croce segno di un incontro che non dimenticherò mai.
 
 

Collana croce in fimo

Charm Croce in Fimo by Alberta Bijoux



E la stringo spesso nella mano .


venerdì 17 aprile 2015

Prima Comunione. "La Piccola Fimoferaia". La favola.


Vi ricordate quando qui nel post  Parigi in Fimo ITINERARIO DELLE IDEE CHE PRENDONO FORMA vi raccontavo di come ci sarebbe piaciuto realizzare le bomboniere per la Prima Comunione di mia figlia Alberta?


Bene, oggi voglio raccontarvi una mia favola : "La piccola fimoferaia".



C'era una volta,
 una ragazza poverella che, come unica ricchezza, aveva ricevuto il dono della fantasia.
Con le sue mani aveva imparato a trasformare i semplici materiali che trovava nel cortile in giochi per i bambini che vivevano lì vicino e che trascorrevano le ore con lei.
In certi giorni la giovane raccontava ai bambini delle fiabe, e altre volte, non avendo di meglio per saziare le loro pance affamate e distrarli dai loro rumorosi mormorii, creava, utilizzando della carta straccia che trovava nei paraggi, delle fettine di torta e le distribuiva a tutti i bambini che la circondavano incantati, riempiendole  insieme a loro di bianchi confetti in fimo, una pasta di plastica la cui formula segreta le era stata tramandata dal suo amato nonno.
In realtà nessuno sapeva bene come la piccola fimoferaia, così veniva chiamata da tutti nel paese proprio per le suo doti, riuscisse ad ottenere quel morbido impasto che, messo nel forno, magicamente solidificava prendendo mille forme, ma qualcuno sussurrava che facesse fondere degli oggetti in disuso gettati come rifiuti.
Altri dicevano che ci fosse di mezzo l'alchimia e quindi qualcuno la guardava con sospetto.


I bambini sarebbero rimasti ore e ore ad ammirarla ad occhi aperti!


Un giorno passò di là la carrozza del Conte di Fornombrosa,
 il potente signorotto del posto, che era rimasto vedovo e che aveva una bambina.
 Il Conte, attirato dal canto melodioso della fanciulla che accompagnava le sue creazioni in fimo, non conoscendo il materiale e rimanendo incantato dall'abilità della piccola fimoferaia, fece arrestare la carrozza.  Dopo averla osservata per un po', e aver visto nascere dalle sue mani dei candidi confetti bianchi che benissimo si potevano confondere con quelli veri, decise di portarla con sé al suo castello per affidarle un incarico molto importante: realizzare le bomboniere per la Prima Comunione della sua dolce figliola.
La figliola del Conte, si chiamava Dolce, ed era una bambina dolce di nome e di fatto...e oltretutto era moooolto golosa e spesso si riempiva la pancia talmente tanto da fare indigestione.


Il Conte, vedendo che l'amata figlia continuava a mangiare e a diventare sempre più grossa, ispirato dalle capacità della piccola fimoferaia, decise di commissionarle una torta finta di bomboniere, in modo che questa torta, gradevolissima agli occhi, non facesse ingrassare la figlia ma la rendesse contenta.
La piccola fimoferaia, che amava tanto i bambini, accettò con entusiasmo l'incarico in cambio di una piccola ricompensa che le avrebbe permesso di offrire ai sui piccoli amici del paese una bella merenda a base di pane e marmellata veri , senza per una volta usare la fantasia.
Chiese al Conte in gran segreto una lista di materiali per la realizzazione di ciò che le era stato commissionato, chiedendo di non svelare a nessuno gli ingredienti.

 La piccola fimoferaia decise di stupire la bambina per la sua prima Comunione con una torta di fette di carta decorate dai delicatissimi e sfiziosissimi dolcetti di Francia chiamati Macarons.

La piccola fimoferaia aveva ammirato quei piccoli e preziosi dolcetti quando, qualche anno prima, aveva lavorato come lavapiatti tuttofare a Parigi per il grande Pierre Desfontaines, nipote di Louis Ernest Ladurée, inventore dei Macarons, le sofisticate meringhette accoppiate da un ripieno cremoso.
Ma non era mai riuscita ad assaggiarne una.
I Macarons erano dolcetti assaporati dagli aristocratici, consumati dai nobili e dai ricchi borghesi, un vero peccato di gola!
Ma alla povera piccola fimoferaia non restava che leccarsi le dita prima di lavare le grandi ciotole che contenevano gli impasti.
A Parigi, finite le dure ore di lavoro, quando tutti andavano via e le luci si spegnevano, la piccola fimoferaia attaccava il naso alle vetrine dove troneggiavano Macarons di tutti i colori, torte decorate con sfavillanti macarons oro, e affamata, riusciva a sentirne attraverso il vetro il profumo di mandorle e aromi.
E sognava di poterli ricreare lei perlomeno con il fimo, riuscendo con fortuna a recuperare gli ingredienti della magica ricetta del nonno,
riproducendone la perfezione delle forme e la raffinatezza da signori, quella raffinatezza di un mondo che non era il suo.





Quando riponeva il grembiule, senza farsi vedere, si nascondeva dietro la porta della cucina della pasticceria e osservava il lavoro degli abili pasticceri, gli attrezzi, le fruste. Li guardava ammirata maneggiare con i guanti questi gioiellini....e guai...che urli e che strilli se, malauguratamente, se ne crepava uno durante la farcitura di morbida crema di burro. Lo sfortunato pasticcere veniva licenziato su due piedi. La piccola fimoferaia tratteneva il fiato per paura che il suo respiro potesse causare nelle meringhette delle fessure che svelassero quindi la sua segreta presenza.



Bomboniere Macarons in Fimo

Quindi, a ricordo di questa esperienza, decise di riprodurre per la figlia del Conte di Fornombrosa una torta decorata con variopinti macarons in fimo, che non avrebbero fatto di sicuro ingrassare la figlia del Conte, e che sarebbero potuti poi essere tenuti al collo come collanine scacciafame o come portachiavi.


Collane macarons in fimo



Instancabile si mise al lavoro, notte e giorno,
giorno e notte,



............finchè la mattina prima della Comunione mostrò soddisfatta al Duca la sua opera.







Torta di bomboniere Macarons in fimo








Ma, dopo una prima occhiata entusiasta, il padrone si mise freneticamente a contare le fettine di torta e si arrabbiò molto con la piccola fimoferaia.
 Perché la piccola fimoferaia, avendo in buona fede interpretato male le parole del suo padrone, non aveva preparato un numero sufficiente di fette di torta da soddisfare tutti i suoi parenti. 
Il Conte le disse che se non fosse riuscita a creare le bomboniere mancanti entro la mattina seguente l'avrebbe fatta rinchiudere nella torre più alta del castello.

La piccola fimoferaia avvilita e amareggiata stava per mettersi a piangere pensando all' insoddisfazione del suo padrone e con quanto impegno e amore aveva intriso la materia. 
Per giorni e giorni aveva manipolato le sue creature, cercando di dar loro le forme più realistiche possibili, aveva sorriso con loro e i loro leggeri colori le avevano rallegrato le giornate e alleviato la fatica.

Decise quindi, dopo essersi consultata con il Fimo Parlante, di non darsi per vinta, e, nonostante il padrone le avesse detto che non c ' era più né il tempo né i materiali a disposizione,  rimase sveglia tutta la notte cercando di impastare quei pochi rimasugli di colore, scoprendo così che mescolando le paste otteneva il caldo color del cioccolato.




La mattina dopo, la piccola fimoferaia, con l' aiuto del fedele criceto Titti e di tutti i suoi amici ( la criceta Lulù, la criceta Luigina, che recuperarono in giro nastrini, fiocchetti e gancetti dimenticati nei cassetti), riuscì a concludere il suo lavoro.





Con enorme soddisfazione la mattina seguente presentò al suo padrone altri dolcetti monoporzione in numero sufficiente per soddisfare tutti gli ospiti.  E ogni fettina custodiva al suo interno un piccolo simbolo religioso.







Il padrone rimase così sorpreso e strabiliato dalla capacità di inventiva e dall' arte di arrangiarsi della piccola fimoferaia, che, riconoscendo pienamente le sue doti, essendo quelle ideali che ricercava in una donna che potesse almeno in parte colmare il grande vuoto lasciato dalla moglie,
 la baciò e decise di sposarla.

Il Conte  fece costruire per la sua sposa un castello di  fimo.

E lì vissero per sempre felici e contenti. 


THE END