mercoledì 8 luglio 2015

La Biennale in camera. Itinerario tra Biennale d'Arte e pasta polimerica. Al Padiglione Italia con le valigie di Fabio Mauri


Prosegue l'itinerario tra Biennale d'Arte di Venezia e paste polimeriche
 che oggi ci porta all'interno del Padiglione Italia dove,
nella sala centrale dopo l'ingresso,
 sono stata colpita,
 come dal fascino di uno storico passato, dall'opera di Fabio Mauri,
 Il Muro Occidentale o del pianto.
 
 
Fabio Mauri, Il Muro Occidentale o del Pianto, 1993
 
 
Un muro di valigie dai colori della natura che, nella disposizione,
 ricorda il cromatico effetto di un fitto mosaico di piastrelle,
o quello dei rivestimenti a effetto pietra,  che uniscono la naturalezza del materiale naturale alle caratteristiche estranee della materia,
dai contrasti accattivanti tra classico e moderno.
 
 
Oppure le sfumature di un parquet consumato dal tempo ma che è  bello lucidare e conservare all'interno di una casa,
o l'insieme di libri accatastati come un collage sugli scaffali in una vecchia biblioteca,
 ognuno con il suo spessore,
ognuno con la sua rilegatura,
 ognuno con il suo contenuto,
 ognuno messo lì per custodire la sua storia.

Valigie in pelle, cuoio, piccoli bauli con le cinghie, che, messi di traverso, ricordano proprio il dorso di certi grossi libri.

Le valigie portano sempre con loro il ricordo di un viaggio,
 quelle di Mauri portano con loro i tristi ricordi di quei viaggi senza ritorno ai campi di concentramento.
Esse ci fanno ricordare un passato che non dobbiamo dimenticare,
 cercando di mantenerne il contatto con le nuove generazioni.
 L'arte trasmette il messaggio di non dimenticare il passato,
e che ognuno di noi è testimone di una storia,
 la sua storia, che come nutrimento affonda le radici nel passato per vivere con qualcosa in più nel presente.
 

Anche io, da tempo, ho conservato in camera mia, sotto il comò una valigia,
 appartenuta a mio nonno,
una valigia che sembra proprio una di quelle facenti parte del Muro di Mauri, sia dal punto di vista materico che concettuale.

Una valigia che aveva accompagnato mio nonno, nato nei primi anni del Novecento, nei suoi viaggi di lavoro tra Venezia e Roma, e che è diventata poi custodia dei suoi ricordi.

 Mia figlia Alberta, qualche tempo fa, è stata attirata da quella valigia che io conservavo in camera, ma che non trovavo il coraggio di aprire perché troppo emotivamente coinvolta.
Una valigia è un legame tra generazioni.
Mia figlia ci ha messo le mani con istintiva curiosità forse per conoscere un piccolo tassello del suo passato che fa parte della sua storia.
Con quel naturale entusiasmo delle nuove generazioni,
delicatamente,
ha messo le mani emozionate sulla valigia, come per assorbire da essa l'energia del passato e della conoscenza
e mi ha chiesto di aprirla.

 
Valigia dei ricordi Alberta Bijoux

Immaginandola chiusa da una chiavetta andata perduta,  cercava di aprirla forzando le serrature per lei desuete ... quando, improvvisamente spostandone una lateralmente
 ...clic...
 questa si è aperta.


Una valigia non di grande valore, ma di grandi valori, di lettere intrise di inchiostro e affetto di un padre lontano ma fortemente presente che credeva in lui, di commoventi e sinceri messaggi di ringraziamento da parte di conoscenti, vecchie copie di giornali satirici e di quotidiani, tessere di partiti che ormai non esistono più: una valigia di ideali.
Uno spaccato della storia di un'epoca caratterizzata da un grande impegno politico, mosso, non da interessi personali ma da forti e sincere passioni, alle quali si aderiva anche a costo della vita.
Un'epoca e una condizione ormai lontana dalla nostra società,
ma che è bello riscoprire.
 
Sono contenta che l'abbia voluta aprire mia figlia: attraverso i suoi occhi e le sue giovani mani che, con delicatezza e rispetto, toccavano vecchie carte e fogli di giornale dal pesante odore del tempo, passava un bene prezioso da conoscere.
 
Avrei pensato di vederla delusa nel ritrovamento di quelle carte ingiallite, invece sembrava aver trovato un contatto con il suo passato.
 
Insieme abbiamo deciso che questa valigia sia un po' come la nostra Biennale in camera.
 
E come un'opera d' arte degna di rispetto io e mia  figlia  abbiamo pensato di metterla in vista come elemento  decorativo della stanza.


E oggi, riordinando i miei avanzi di pasta polimerica, avanzi di storie e creazioni,
riordinandoli come le idee nella scatoletta della pasta You Clay che per loro è una valigetta ,
 mi accorgo che sto disponendo le palline di pasta sintetica seguendo,
influenzata dalla visita al Padiglione Italia,
 la linea cromatica del Muro  di Mauri.
 
avanzi pasta you clay to do scatola
 
 
Riflettendo, confesso che mi piacerebbe aprire una delle valigie del Muro di Mauri.

Chissà se anche le valigie del Muro di Mauri custodiscono, al loro interno, come la nostra,
 i ricordi e la storia delle persone alle quali sono appartenute,
o sono vuote, comunque efficaci contenitori evocativi carichi di valori.
 

3 commenti:

  1. ciao piacere di conoscerti!! ti va se ci seguiamo a vicenda?
    http://ilfioccochic.blogspot.it/
    ciao!!
    p.s. mi dico come hi fatto ad inserire la foto per i lettori fissi a me dice o che è troppo grande o che il formato non va bene @.@ hai usato un programma particloare? help :) a presto!!

    RispondiElimina
  2. Ciao Fiocco Chic,
    come ti sei imbattuta nel mio blog?
    Certo che mi fa piacere seguirti, ho visto che anche tu hai un blog creativo.
    Quanto ai lettori fissi...ho usato il modello preimpostato di Blogger.....
    Ciao

    RispondiElimina
  3. fatto!!! ci sono riuscita, adesso mi vedi con l'immagine! un bacione e buona notte :)

    RispondiElimina

Lasciate i vostri commenti, vi risponderò con piacere.