sabato 30 maggio 2015

IL VIAGGIO



IL VIAGGIO


Se ci si fermava un attimo ad osservare le volute della decorazione floreale ad intarsio in marmo
del piccolo ma prezioso altarino,
che si trovava proprio di fianco all’entrata principale della chiesa di San Sebastiano a Venezia,

 nel sestiere di Dorsoduro,

 si potevano notare tutte le varie sfumature dei marmi colorati

che prestavano il colore a quei petali per sempre freschi offerti alla Madonna;

 fiori più freschi e reali di quelli recisi messi in un torbido e incrostato vaso in vetro color alabastro, posto al di sopra dell’altarino su una tovaglietta, una volta bianca,

 dall’orlo in pizzo ricamato, ormai consunto.

 I fiori di marmo racchiusi nell’altare erano proprio belli: parevano così reali che sembravano essere stati colti durante una di quelle belle, spensierate e salubri passeggiate in montagna e successivamente posti da mani esperte sotto una pressa e fatti essiccare in modo da poterli conservare nel tempo con tutta la brillantezza dei loro colori.
 Veniva spontaneo avvicinarsi all’altare per toccare con le dita quei marmorei fiori quasi inebriati dal loro profumo simbolico.

Questi fiori mi hanno sempre ricordato i miei, di fimo, anche loro solidificati per resistere nel tempo, loro nati dalle mie mani, petalo dopo petalo.

Orecchini Rose azzurre in Fimo interamente realizzate a mano

Orecchini Rose in Fimo by Alberta Bijoux

 L’altare era circondato da due colonne, sempre di marmo, di un colore tra il grigio e il blu; quel colore che prende il cielo prima dello scatenarsi di un temporale estivo.


 Qua e là minacciosi dei cirri bianchi, forieri di mal tempo, attraversavano le cupe colonne.
Floriana un giorno mi fece notare tutto questo
e mi disse che le piaceva immaginare quel piccolo altarino, circondato dalle alte colonne,
come un prato fiorito pieno di ricordi, sovrastato da un cielo vivo e con le nuvole in movimento.
"Basta girare intorno alla colonna per vedere che le nuvole si muovono"-  diceva sempre questa  donna semplice ma fantasiosa.



" Attraverso queste colonne fatte dall’uomo, utilizzando materiali della natura, possiamo raggiungere il cielo! Sono come delle scale che ci conducono in viaggio verso il Signore nel regno dei cieli!
 E’ il cielo che entra in chiesa e ci indica la strada".
Floriana era una donna capace di stupire e lasciare senza parole per la sua commovente carica di immaginazione.
 Avrà avuto settantanni passati, camminava incurvata e, ogni giorno,
 dopo la consueta visita alla chiesa,
 la si poteva osservare precipitarsi con aria forsennata alla ricerca affannosa di qualcosa,
  frugando nel cassonetto della spazzatura posto fuori della chiesa.
La prima volta, pensai tra me e me, gironzolando nei pressi,
 che avesse inavvertitamente buttato via qualcosa e che cercasse di recuperarlo,
 ma, dato il ripetersi della situazione nei giorni seguenti,
 mi limitai successivamente ad osservare in silenzio tra le due porte d’entrata della chiesa.
 Cercava, cercava, cercava con le mani nude in mezzo a tutta quella sporcizia (a quel tempo non esisteva ancora la raccolta differenziata a Venezia) , sporgendosi quasi con mezzo corpo dentro al cassonetto dei rifiuti, mettendo dentro le mani ai sacchetti maleodoranti della spazzatura non curandosi minimamente del pericolo, di eventuali contagi e dell’inevitabile olezzo che l'avrebbe circondata.
 Le si arruffavano i capelli nella spasmodica ricerca, le gote le si arrossavano per l’impegno.
 Cercava, cercava, ma appena si accorgeva che una persona la osservava, o che un passante si stava avvicinando scendendo dal ponte alla fine della fondamenta, immediatamente si ricomponeva e faceva finta di passeggiare avanti e indietro, come stesse aspettando qualcuno per un appuntamento.
E poi, appena il passante aveva girato l’angolo, di nuovo con la testa dentro a cercare.
Ma l'unica  cosa che alla fine di tutte queste affannate ricerche le ho visto estrarre è stata una borsa usata, una borsa con i manici, una di quelle repliche di borse di famose griffes, gettata nella spazzatura senza troppo pensarci dalla vecchia proprietaria,  per il suo scarso valore materiale.
 Lei, inspiegabilmente attratta, la cercava , ma forse voleva trovare semplicemente una borsa pensando al suo viaggio.

 

Dicono che puoi conoscere una donna solo se non ti limiti ad ammirare la borsa che porta, ma se riesci a vedere quello che essa può contenere, piccola o grande che sia.

Una borsa racconta sempre una storia, rivela sempre una parte di noi, può lanciare tanti messaggi e può contenere un piccolo mondo.....



 L'interno di una borsettina in fimo è sempre diverso, perché è il risultato di un mix  di paste di diversi colori provenienti da altre creazioni e quindi da tante altre storie.





E a voi,
quale borsa è rimasta nel cuore?
Forse quella, ora riposta nell'armadio, quella che non avete il coraggio di buttare perché conserva al suo interno i ricordi di un bellissimo VIAGGIO?
Raccontatemelo qui sotto nei messaggi.....

2 commenti:

  1. ...tipo la mia valigia di ritorno dalla nostra crociera....ti ricordi? Al suo interno c'era una bottiglia che sembrava scolpita e al sui interno il nettare tanto amato dai greci a base di anice...si l'Ouzo! Che infrancendosi in tanti pezzettini ha affogato e profumato tutti i miei vestiti.
    Il Conte di Fornombrosa

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  2. Come dimenticare quel borsone che profumava di Ouzo..... così dell'Ouzo ho assaggiato solo il profumo!

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