venerdì 6 novembre 2015

Quando le emoticons di Whatsapp prendono forma in Fimo

 
Ma vi siete mai domandati chi ha inventato queste accattivanti e irresistibili faccine
chiamate da alcuni emoticons, da altri emoji oppure smiley,
 che ormai nell'era dello smartphone e del tablet ci hanno decisamente conquistato
per esprimere simpaticamente, cliccando un solo tasto, un sentimento, uno stato d'animo?
 
Ovviamente, seguendo l'itinerario delle mie idee che prendono forma in fimo,
 le emoticons di Whatsapp non potevano che diventare, passando dalle mie mani alle mie orecchie,
 un paio di "orecchini emozionali" da indossare in base al #mood del giorno.


emoji emoticon fimo orecchini
Oggi mi sento......innamorata!
Io oggi, sarà che ieri è stato il mio compleanno, sarà che ho ricevuto tanti auguri,
sarà che c'è il sole che mi ha permesso di fare una lunga passeggiata in riva al mare,
 riconciliandomi con il mondo, mi sento proprio felice e innamorata.

Non credo certo che l'uso delle emoticons nei nostri messaggi potrà mai sostituire e semplificare le infinite sfumature dell'animo umano che si possono esprimere con le parole,
con lo sguardo e con il contatto umano, resta il fatto che queste buffe faccine gialle
 sono diventate parte della nostra vita.
 
 Ma gli emoticons, quei buffi musetti gialli nelle quali istantaneamente ci identifichiamo,
 sono un fenomeno degli ultimi anni?

Facendo un rapido excursus nella letteratura italiana
sembra che il primo a parlare, oltretutto in maniera parecchio critica di primordiali emoticons come "surrogate inadeguate dei sentimenti" sia stato il nostro grande poeta Giacomo Leopardi.
Nel suo "Zibaldone", tra i pensieri scritti nel giorno di Pasqua del 1821,
 lui poeta delle parole e dei sentimenti,
faceva la sua critica a quei piccoli segni di punteggiatura e parentesi che aveva visto utilizzare
nei testi, associandoli e accusandoli di un regresso verso la scrittura geroglifica.
Non ci sono abbastanza parole per esprimere i nostri sentimenti?

In seguito, nel 1926 anche Luigi Pirandello, nel suo romanzo Uno, nessuno e centomila,
 si serve dei primi segni emozionali che, utilizzando gli accenti circonflessi,
 vanno a rendere visibile l'espressione delle sopracciglia inarcate ^  ^.
Certo, siamo molto lontani dall'era dei tablet, degli iphone;
siamo per la precisione nell'epoca delle vecchie macchine da scrivere, dove, nella tastiera,
 erano semplicemente presenti, oltre alle lettere, accenti, parentesi e segni di punteggiatura.

Facendomi prendere da questa piccola ricerca sull'origine di questo rapido modo di comunicare,
ho scoperto che l'origine delle emoticons è nata per l'esigenza di comunicare lo stato d'animo
e il tono della voce completando tutti quei messaggi di testo che, viaggiando alla velocità della luce,
  potrebbero essere talvolta facilmente fraintesi ed equivocati.

Le emotional icons si sono trasformate quindi presto in un rapido sistema
 di espressione degli stati d'animo.
Sembra che il primo ad usarle sotto forma di vere e proprie sequenze di caratteri di questo tipo,
 :-) e :-(
sia stato Scott Fahlman, studioso di informatica che, nel 1982,
 stufo di essere frainteso nelle comunicazioni scritte con i suoi colleghi,
aveva deciso di arricchirle di una punteggiatura espressiva.
;-)))) Capito??????

Così col passare del tempo le emoticons sono diventate sempre di più,
sempre più varie e diverse tramutandosi in Smiley,
cercando, con la loro simpatica e gialla forma ispirata agli SMILE creati da Ball nel 1963,
di interpretare le mille sfumature dell'animo umano.

Ora, nell'era delle paste polimeriche, che ci permettono di dar forma alle nostre emozioni
 fissandone il ricordo e modellando le nostre idee,
nasce in me la voglia di realizzare degli attualissimi Smiley che potranno diventare
 degli attualissimi "emotional earrings".
E mi raccomando, il giorno che indosserò l'emoji arrabbiato .... statemi alla larga!

Orecchini emozionali in Fimo #emoji #emoticons

La creazione in fimo questa volta esprimerà il suo sentimento da sola, senza bisogno di parole,
facendo parlare di noi le nostre orecchie.

Come le emoticons sono simbolo di un moderno linguaggio espressivo,
nelle vesti di una sorta di geroglifico postmoderno,
così le paste polimeriche, con la stessa immediatezza di manipolazione
 e con la loro insita duttilità creativa,
  diventano tramite e sostanza di un nuovo linguaggio espressivo.

 
Leggevo che sta per essere lanciata una app via Facebook per personalizzare con una nostra foto le faccine, ma sinceramente il fatto che perlomeno nella chat, pur mancando un contatto fisico, potessimo essere tutti uguali non mi dispiaceva affatto.
 In fondo il linguaggio del corpo e delle emozioni è un linguaggio universale,
 un linguaggio che non ha sempre bisogno di parole per esprimersi. 


Gli emoji o le emoticons, non ho ancora capito come chiamarli, nonostante la mia ricerca,
ormai sono tantissimi, e non potremmo più farne a meno.
 C'è quello con gli occhiali da sole, con i cuoricini, quello che suda, che piange, che ride, che dorme, che urla, che ha paura!
Riflettendo sugli effetti sulle nuove generazioni mi chiedo se,
 dopo aver visto comparire gli emoji sui cellulari
e alle nostre orecchie sotto forma di orecchini emozionali in fimo,
qualche prof di italiano avrà già avuto l'onore di vederli comparire anche nei compiti di Italiano.....

:-)))))))))))

 
 

 

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