Un buco nel cuore di San Vito di Cadore /
Padiglione Brasile 56a Biennale d'Arte di Venezia, Manuel-Reale-Komatsu
"Purtroppo non siamo al Padiglione del Brasile alla 56a Biennale di Venezia!
Solidali con San Vito di Cadore."
Così scrivevo istintivamente sul mio profilo Twitter la mattina del 7 agosto 2015,
dopo aver visto con i miei occhi,
dato che mi trovavo in vacanza nei pressi di San Vito, a Borca di Cadore,
il lacerante quadro provocato da una violenta bomba d'acqua
che si era abbattuta la notte precedente nella rinomata località di montagna,
San Vito di Cadore, a pochi minuti d'auto da Cortina d'Ampezzo.
D'impulso ho affiancato una foto del disastro
con una che avevo scattato durante una delle mie visite alla Biennale.
Così scrivevo istintivamente sul mio profilo Twitter la mattina del 7 agosto 2015,
dopo aver visto con i miei occhi,
dato che mi trovavo in vacanza nei pressi di San Vito, a Borca di Cadore,
il lacerante quadro provocato da una violenta bomba d'acqua
che si era abbattuta la notte precedente nella rinomata località di montagna,
San Vito di Cadore, a pochi minuti d'auto da Cortina d'Ampezzo.
D'impulso ho affiancato una foto del disastro
con una che avevo scattato durante una delle mie visite alla Biennale.
Al Padiglione del Brasile alla Biennale, passando col mio corpo attraverso i buchi nelle pareti,
mi ero trovata
davanti alla possibilità e alla libertà data all'uomo di interagire con un'architettura,
di modificare uno spazio e un ambiente,
alla possibilità di abbattere un muro o un pregiudizio,
mi ero trovata
davanti alla possibilità e alla libertà data all'uomo di interagire con un'architettura,
di modificare uno spazio e un ambiente,
alla possibilità di abbattere un muro o un pregiudizio,
ma a San Vito ho visto purtroppo come sia la Natura stessa
a modificare improvvisamente l'ambiente e l'uomo che ci vive senza presentare progetti
o permessi CIA; davanti ad essa l'uomo ben poco può fare, sia esso un artista o un architetto.
a modificare improvvisamente l'ambiente e l'uomo che ci vive senza presentare progetti
o permessi CIA; davanti ad essa l'uomo ben poco può fare, sia esso un artista o un architetto.
Ma torniamo con il pensiero alla sera del 6 agosto.
Mi trovavo, come vi ho già detto, in vacanza a Borca di Cadore, a casa di mia suocera,
a due passi da San Vito di Cadore,
quando, all'ora di cena, dopo un temporale e un breve black out,
hanno cominciato a suonare le sirene.
Mi trovavo, come vi ho già detto, in vacanza a Borca di Cadore, a casa di mia suocera,
a due passi da San Vito di Cadore,
quando, all'ora di cena, dopo un temporale e un breve black out,
hanno cominciato a suonare le sirene.
Non essendo residente non ho ben compreso da subito il significato di tale suono,
ma istintivamente il tono lamentoso e prolungato delle sirene non faceva presagire nulla di buono.
ma istintivamente il tono lamentoso e prolungato delle sirene non faceva presagire nulla di buono.
Su internet non trovavo ancora nessuna informazione sull'accaduto.
Poi è arrivata qualche sommaria notizia dai vicini di casa:
probabilmente, dicevano, si trattava solo di una colata di fango dal monte Antelao.
Invece, la mattina dopo, abbiamo acceso la tv e abbiamo visto i nostri monti
far da sfondo a tristi notizie.
Non era stata una semplice colata di fango, purtroppo.
far da sfondo a tristi notizie.
Non era stata una semplice colata di fango, purtroppo.
Siamo passati per San Vito quella mattina , tra camion dei vigili del fuoco e giornalisti.
Le notizie non erano ancora certe, ma la violenza dell'impatto contro la casa,
trafitta da parte a parte, trasmetteva la violenza dell'accaduto.
trafitta da parte a parte, trasmetteva la violenza dell'accaduto.
Una casa situata proprio nel cuore del pese era stata trafitta da parte a parte.
E' il 7 agosto, il giorno dopo che una frana, seguita da una forte colata di fango e detriti, staccatasi dal monte Antelao ha provocato un vero buco nel cuore nel centro di San Vito di Cadore, nel cuore delle famiglie che hanno perso i loro cari travolti con le loro auto e nel cuore di tutti noi.
Dopo la bomba d'acqua di ieri notte il torrente Boite, che attraversa San Vito e Borca di Cadore,
si tinge dei colori della pasta polimerica fimo 70 Sahara
acquistata l'atro giorno a Cortina per calmare il mio attacco polimerico
http://albertabijouxfimoblog.blogspot.it/2015/08/attacco-polimerico-cortina-dampezzo.html;
e fatalità, dato che porto ancora il panetto in borsa,
scatto qualche foto.
acquistata l'atro giorno a Cortina per calmare il mio attacco polimerico
http://albertabijouxfimoblog.blogspot.it/2015/08/attacco-polimerico-cortina-dampezzo.html;
e fatalità, dato che porto ancora il panetto in borsa,
scatto qualche foto.
Il torrente Boite color 70 Sahara
Di solito siamo noi a cercare di imitare e riprodurre i colori della Natura,
ma quando è la Natura ad assumere e ricordarci le tinte delle paste sintetiche,
quando il torrente Boite sembra un miscuglio di Fimo liquid e Fimo Soft 70 Sahara,
vuol dire che la Natura si è davvero arrabbiata.
Veramente triste...ho letto la notizia su tgcom. Ti sarai davvero spaventata. Queste cose si vedono a volte nei film quindi quando succedono davvero, è surreale...
RispondiEliminaSì Caramella, la forza della Natura lascia senza parole. Io buchi così nelle pareti li avevo visti solo alla Biennale d'Arte di Venezia appunto....
RispondiEliminaUn salutone
Hi ggreat reading your post
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